Gli stranieri vanno via dall’Italia, la manodopera agricola “crolla”: in Veneto situazione pesante

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caporalato albanesi

Voli continui, in partenza dal Veneto, pieni di lavoratori con contratti a tempo che decidono di lasciare il Paese, e nello specifico la Regione, per fare ritorno a casa.

I motivi che spingono tanti cittadini stranieri a lasciare l’Italia sono ovviamente legati alla diffusione della pandemia di coronavirus, che ha portato alla chiusura delle fabbriche e delle attività commerciali.

La mancanza di lavoro sta convincendo sempre più stranieri a fare rientro nella propria terra d’origine, nella speranza che a casa propria il Covid-19 faccia anche meno paura rispetto all’Italia.

Una mazzata per diversi settori della nostra economia, come già evidenziato dalla Coldiretti, che ha sottolineato come l’assenza di lavoratori stagionali produrrà danni incalcolabili al settore agricolo.

Rumeni (dalla metà di marzo partiti tanti voli speciali per la Romania), polacchi, bulgari e altri cittadini originari dei paesi dell’Est stanno lasciando l’Italia, e la manodopera per i raccolti è diventata praticamente introvabile, come sottolinea anche il responsabile dell’area sud di Coldiretti della provincia di Venezia, Mauro Mantovan, al Corriere della Sera.

“I nostri giovani non vogliono lavorare negli orti e quindi si è dovuto ripiegare sulla manodopera straniera”, spiega Mantovan, ricordando come in Italia lavorino ogni anno circa 370.000 stranieri nel settore agricolo.

Una situazione che sta soffrendo in particolar modo la Regione Veneto. Stando all’indagine condotta dalla Fondazione Moressa, gli stranieri regolari arrivano a produrre il 9,8 per cento del Pil veneto, superiore alla media italiana (il 9%, ndr).

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