Giudice ordina iscrizione all’anagrafe del richiedente asilo: il decreto Salvini ancora “bocciato”

permesso di soggiorno

Il decreto sicurezza fortemente voluto da Matteo Salvini e recentemente approvato in Parlamento subisce un’altra sonora “sconfitta”.

Dopo i casi di Firenze e Bologna, anche il Tribunale di Lecce ha stabilito che un richiedente asilo può inoltrare richiesta per l’iscrizione anagrafica.

Si tratta di un ospite di Masseria Ghermi, la struttura confiscata alla mafia che ora funge da rifugio per senzatetto e migranti.

Il diritto alla residenza non può essere negato, dato che attraverso esso vengono garantiti al soggetto dei diritti insindacabili, come quello alla salute, al lavoro e alla possibilità di mandare i propri figli a scuola.

La sentenza è stata promulgata dal giudice Antonio Barbetta della Prima sezione civile del Tribunale ordinario di Lecce, che ha ribaltato la decisione presa dal Comune di Lecce.

Il municipio salentino aveva infatti negato allo straniero la possibilità di iscriversi all’anagrafe, anche se va detto che il Comune di Lecce ha agito come “longa manus” del ministero degli Interni, proprio in funzione del decreto Salvini.

L’uomo, che è titolare di un permesso di soggiorno per richiedente asilo dal giugno 2018 ed è ospite del centro di accoglienza straordinaria gestito dalla Croce rossa italiana a Torre Chianca, ha inoltrato la domanda di iscrizione all’anagrafe lo scorso mese di maggio, ma la sua richiesta è stata respinta.

A presentare il ricorso per conto dello straniero è stato Stefano Leuzzi, responsabile dello sportello di Lecce dell’associazione “Avvocato di strada”.

Il giudice ha dato ragione al legale, precisando che il permesso di soggiorno per asilo di cui dispone l’uomo, pur non rappresentando “titolo” per l’iscrizione all’anagrafe, è comunque una valida prova che dimostra la presenza dello stesso sul territorio in maniera del tutto regolare, e pertanto nulla osta all’iscrizione all’anagrafe.

“Tra le  norme  del  diritto internazionale generalmente riconosciute – si legge nel dispositivo – rientrano quelle che, nel garantire i diritti fondamentali della persona indipendentemente dall’appartenenza a determinate entità politiche, vietano discriminazioni nei confronti degli stranieri, legittimamente soggiornanti nel territorio dello Stato”.

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