Falsi ricongiungimenti familiari, droga e traffico di organi, trentotto fermi

immigrazione clandestina

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Trentotto persone sono state raggiunte da provvedimento di fermo, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura Distrettuale di Palermo, perché ritenuti responsabili con ruoli diversi di associazione per delinquere destinata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, oltre che all’esercizio abusivo di intermediazione finanziaria e associazione per delinquere dedita al traffico internazionale di stupefacenti.

Un’associazione che aveva ramificazioni in varie nazioni e che è stata scoperta grazie alle indagini compiute dalle Squadre Mobili di Palermo e Agrigento oltre che dal Servizio Centrale Operativo hanno permesso di ricostruire tutta la struttura dell’organizzazione che aveva uno delle sue fonti di reddito maggiore nel traffico internazionale di migranti.

Inoltre è stata scoperta la base delle operazioni finanziare della banda che spesso avvenivano tramite ‘hawala’, ossia la pratica molto comune nei Paesi dell’Africa del Nord e mediorientali di trasferire denaro da una città all’altra fisicamente tramite un operatore che funge da broker e consegna il denaro trattenendo una percentuale.

La centrale di smistamento e ricezione del denaro era in un esercizio commerciale ubicato a Roma, una profumeria vicino a Termini, nella quale il 13 giugno 2016 sono stati sequestrati 526.000 euro e 25.000 dollari in contanti insieme ad un libro mastro sul quale erano segnati i nomi di diversi cittadini stranieri e le loro utenze di riferimento.

Le indagini delle Procure coinvolte hanno permesso di scoprire tutti i modi diversi con i quali l’organizzazione criminale faceva arrivare illegalmente i migranti sul territorio nazionale, sia via mare ma anche attraverso finti ricongiungimenti familiari con matrimoni di comodo.

Inoltre sono risultati che i principali indagati gestivano un redditizio traffico internazionale di stupefacenti, in particolare di una droga pesante importata dall’Etiopia la cosidetta “catha o qat“.

Agghiaccianti le notizie finora trapelate, i clandestini che non aveva i soldi per affrontare la traversata in barca “veniva ucciso, gli venivano prelevati gli organi che poi venivano venduti ad alcuni mercanti d’organi egiziani”