Decreto sicurezza, sì definitivo dalla Camera. Ora la palla passa al Senato

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Il decreto sicurezza ha avuto il via libero definitivo dalla Camera dei Deputati. I voti a favore sono stati 279, mentre hanno votato contro 232 contrari. In nove si sono astenuti.

La scorsa settimana il dl Sicurezza – che va a modificare radicalmente molti passaggi dei precedenti decreti sicurezza dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, ndr – aveva ottenuto la fiducia posta dal Governo per evitare spiacevoli sorprese visti i mal di pancia all’interno del Movimento 5 Stelle.

Ora, il decreto compie il primo passo parlamentare per la conversione in legge, ma bisognerà capire cosa accadrà in Senato, dove i numeri per la maggioranza giallorossa sono più risicati. Inoltre, per evitare la decadenza, il Parlamento deve approvare definitivamente il testo entro il 20 dicembre.

Il centrodestra ha ovviamente espresso tutta la sua contrarietà su questo nuovo decreto. Fin dal passaggio in Commissione le forze di opposizione hanno fatto di tutto per bloccare il dl, e anche ieri lo scenario si è ripetuto, con le urla “Vergogna” pronunciate dai leghisti e il soprannome di “decreto clandestini” dato alla nuova misura.

Anche Forza Italia ha espresso la sua contrarietà al nuovo decreto sicurezza, mostrando posizioni condivise con Lega e Fratelli d’Italia.

In seno alla maggioranza di governo sembrano non esserci più differenze di vedute sul dl, anche se una parte del M5S continua a non apprezzare lo schiacciamento pentastellato sulle posizioni del PD in materia di immigrazione.

Come noto, il nuovo decreto interviene su una serie di aspetti, eliminando molte delle norme introdotte dalla precedente maggioranza di governo (Lega e Movimento 5 Stelle).

La modifica più evidente è l’allentamento della stretta sulle ONG. La multa per le navi che violano il divieto di ingresso, transito o sosta nelle acque territoriali italiane va ora da 10.000 a 50.000 euro, mentre con i decreti Salvini si arrivava anche ad un milione di euro.

In più, un altro passaggio che ha scatenato le proteste dell’opposizione è l’allargamento dei motivi che impediscono l’espulsione, con l’inserimento dell’orientamento di genere e dell’identità di genere per coloro che provengono da Paesi dove sono a rischio persecuzione per queste motivazioni.

Viene abbassata anche la tempistica per l’ottenimento della cittadinanza italiana, che diventa ora di 24 mesi (36 mesi in casi speciali).

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