“Decreto sicurezza non può essere retroattivo”: i magistrati fanno vacillare la legge Salvini

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Il decreto sicurezza e immigrazione, fortemente voluto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini e approvato lo scorso mese di novembre in Parlamento (non senza polemiche e contestazioni), sta incontrando moltissime resistenze in tutto il Paese.

Un esempio è l’azione messa in campo da alcuni sindaci, in particolare dal primo cittadino di Napoli Luigi De Magistris e dal suo omologo palermitano, Leoluca Orlando, che hanno deciso di non applicare le misure estremamente stringenti previste nel provvedimento.

Ma il decreto Salvini viene fortemente osteggiato anche da molti pezzi della società civile, compresi quelli che fanno riferimento al mondo cristiano cattolico.

Oltre a ciò, Salvini deve anche incassare il primo colpo “giudiziario” per il suo decreto.

A rivelarlo è il quotidiano torinese La Stampa, che svela come i magistrati della Procura generale della Cassazione ritengano che le nuove e restrittive regole sulla concessione dei permessi umanitari ai migranti non debbano essere retroattive.

In sostanza, la requisitoria appena depositata (ed entrata in possesso della redazione del noto quotidiano) precisa che le nuove regole “non devono essere applicate alle domande presentate prima dell’entrata in vigore della legge”.

La Procura generale fa riferimento nello specifico al caso di un migrante arrivato dal Bangladesh, al quale la Corte di Appello ha riconosciuto il permesso di soggiorno per motivi umanitari in quanto il suo paese di provenienza è “altamente insicuro”, come stabilito anche da un rapporto di Amnesty International del 2013.

La Corte ha riconosciuto il permesso di soggiorno al migrante che nel frattempo aveva anche trovato lavoro.

Il decreto di Salvini potrebbe trovare un grosso ostacolo in base quanto affermano i magistrati, che precisano come il diritto alla protezione umanitaria ha una base nell’articolo 10, terzo comma, che lo colloca tra i «diritti umani inviolabili»: un particolare che non è presente nelle nuove norme, dove è stato praticamente soppressa “la clausola generale contenente i presupposti per il rilascio della protezione umanitaria”.

Ma cosa accadrà se la Suprema Corte accoglierà la tesi della Procura Generale?

In sostanza, circa 150.000 migranti potrebbero riottenere il diritto al permesso di soggiorno, in quanto verrebbe meno la retroattività.

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