Decreto sicurezza non è retroattivo: TAR Veneto dà ragione a migrante

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I decreti immigrazione e sicurezza fortemente voluti dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini e approvati in Parlamento grazie alla precedente maggioranza formata da Movimento 5 Stelle e Lega hanno avuto come caratteristica principale la forte restrizione nella concessione di permessi di soggiorno sulla base della protezione umanitaria.

Entrambi i decreti sono stati duramente contestati dalle opposizioni, anche se l’attuale governo PD-M5S-LeU non ha ritirato le misure leghiste, almeno fino ad ora, sebbene il ministro Lamorgese abbia annunciato alcune modifiche.

Sta di fatto che l’ultima sentenza del TAR del Veneto infligge un altro duro colpo al decreto sicurezza dell’ex responsabile del Viminale.

Secondo il Tribunale, infatti, la misura non può essere retroattiva, non solo per l’abolizione della protezione umanitaria ma anche per il diritto all’accoglienza.

Come riportato dal quotidiano “La Repubblica”, il TAR del Veneto ha infatti accolto il ricorso di un migrante che era riuscito ad ottenere la protezione umanitaria prima del 5 ottobre 2018, data in cui era entrato in vigore il decreto. Nonostante ciò, al migrante è stato impedito l’accesso in una struttura Sprar.

Nella sentenza emessa nel giorno di Natale, il Tribunale Amministrativo Regionale si è rifatto alla sentenza della Cassazione che aveva già sancito l’irretroattività del decreto sicurezza. “Nel caso in cui la protezione umanitaria è già stata riconosciuta al richiedente asilo non può essere eliso un beneficio – la prestazione delle misure di accoglienza – collegato a detto riconoscimento”, sottolinea il TAR.

Pertanto, la sentenza del TAR del Veneto conferma che coloro che hanno ottenuto la protezione umanitaria prima dell’entrata in vigore del decreto sicurezza hanno diritto a mantenere l’accoglienza nelle strutture abilitate.

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