Decreto salvini al vaglio della Corte Costituzionale: dubbi di illegittimità sul divieto di iscrizione anagrafica

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Il decreto immigrazione sicurezza finisce al vaglio della Corte Costituzionale.

La misura fortemente voluta dall’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e approvata dal precedente governo “gialloverde” (Movimento 5 Stelle + Lega), finisce al centro di un presupposto di illegittimità sollevato dal tribunale di Milano.

Una delle norme inserite nel decreto sicurezza chiariva che il permesso di soggiorno per richiedenti asilo, nonostante la sua validità in termini di documento di riconoscimento, non potesse rappresentare titolo sufficiente per l’iscrizione all’anagrafe.

Per i giudici milanesi, questa normativa presenterebbe “plurimi profili di illegittimità costituzionale”.

I giudici evidenziano come manchi “la necessità e l’urgenza di introdurre tale divieto”.

Inoltre, il giudice rimettente chiarisce come venga violato l’articolo 2 della Costituzione, in quanto l’iscrizione anagrafica è da considerarsi a tutti gli effetti un diritto che ha “come punto di approdo ultimo quello della dignità umana nella sua dimensione individuale e sociale”.

Sempre a detta dei giudici milanesi, la normativa sarebbe in contrasto anche con gli articoli 3 e 10 della Costituzione e con articoli CEDU.

Ma il tribunale milanese non è l’unico a sollevare dubbi sulla legittimità del decreto Salvini. Il Tribunale di Ancona sottolinea che il divieto di iscrizione all’anagrafe per lo straniero richiedente asilo equivale ad una “condizione di minorazione generale della sua persona”.

Il Tribunale di Salerno rincara la dose, sottolineando “la violazione dei diritti umani fondamentali, del principio di uguaglianza per l’irragionevole trattamento rispetto allo straniero regolarmente soggiornante ad altro titolo”.

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