Decreto Sicurezza, a Parma scenario preoccupante: la delegata al Welfare lancia l’allarme

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La tolleranza zero nei confronti dell’immigrazione, ed in particolar modo quella irregolare, è da anni un cavallo di battaglia della Lega e del suo leader, Matteo Salvini.

La campagna elettorale per le politiche del 4 marzo 2018 e successivamente anche quelle per le regionali e le europee hanno avuto come argomento predominante nei comizi del “Capitano” proprio i migranti, gli sbarchi e la necessità di diminuire gli arrivi, al contrario di quanto fatto dalla “sinistra buonista”.

Queste idee hanno poi trovato sbocco nel decreto sicurezza salvini, fortemente voluto proprio dall’attuale ministro dell’Interno e approvato nei mesi scorsi in Parlamento, grazie anche al voto favorevole della forza politica che sostiene il governo Conte assieme al Carroccio (il Movimento 5 Stelle, ndr).

Tuttavia, fin da subito è apparso evidente come il decreto sicurezza non sia privo di “storture” che in diversi casi non vanno a risolvere le problematiche, ma piuttosto le aumentano.

Lo spiega ora anche la delegata al Welfare del Comune di Parma, Laura Rossi, che sottolinea come ci siano alcuni migranti usciti in modo autonomo dai Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) che sono attualmente fuori da ogni percorso di formazione e integrazione.

Si tratta di 90 persone, che la delegata al Welfare non esita a definire “fantasmi”.

“Dovremo gestire tutte le persone accolte dai Cas del territorio. Una situazione preoccupante in cui troviamo moltissimi irregolari. E senza permesso di soggiorno non possiamo attivare alcun tipo di servizio”, le parole di Laura Rossi pronunciate durante la Commissione Consiliare e prontamente riportate dal quotidiano “La Repubblica”.

La delegata al Welfare ha tenuto a precisare come il Comune di Parma abbia puntato sempre sull’accoglienza.

“A Parma si è creato e ha funzionato un circuito virtuoso, con una serie di passaggi che dalla prima accoglienza, al Cas fino allo Sprar (Sistema di protezione per i richiedenti asilo ndr) permetteva un percorso di integrazione, con attività di volontariato, formazione, tirocini – ha aggiunto Laura Rossi – Ora, invece, può entrare nel sistema Sprar solo chi vede riconosciuto il suo stato di rifugiato”.

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