Coronavirus, le comunità straniere “vanno informate di più”

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Per far comprendere tutte le misure introdotte dal governo durante questa emergenza coronavirus anche alla popolazione straniera che vive nel territorio italiano sono state messe in campo una serie di iniziative molto importanti, a cominciare dalle guide nelle varie lingue dove vengono appunto spiegati i comportamenti da tenere per arginare la diffusione del contagio da Covid-19.

Tuttavia c’è da fare ancora di più per rendere realmente consapevoli e partecipi tutti gli stranieri che si trovano in Italia, di qualsiasi nazionalità.

E’ quanto sostenuto da Cleophas Dioma, coordinatore del Summit nazionale delle Diaspore, un programma sostenuto dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics).

In un’intervista pubblicata sul sito web dell’agenzia Dire, Dioma evidenzia come sia sempre più necessario coinvolgere “le migliaia di cittadini stranieri presenti in Italia”.

Il coordinatore fa presente che molte di queste persone non solo non hanno una buona conoscenza della lingua italiana (per alcuni molto carente o addirittura inesistente, ndr), ma vivono anche in contesti dove è più difficile far arrivare le informazioni in maniera corretta ed esaustiva: un esempio sono i braccianti agricoli, che lavorano nelle campagne.

“Bisogna potenziare il ruolo dei mediatori culturali – spiega Cleophas Dioma – ma soprattutto individuare personalità all’interno delle comunità che possano fare da ponte con le istituzioni e gli enti sul territorio, trasferendo informazioni e buone pratiche”.

Il Summit ha voluto quindi agire in questa direzione, avviando contatti con le varie ambasciate per raggiungere e informare le comunità straniere presenti in Italia. Non c’è solo la questione della lingua, come spiega Dioma: “Bisogna anche tenere conto di culture, tradizioni e modi di fare diversi che potrebbero ostacolare l’applicazione dei provvedimenti”.

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