Cittadinanze italiane “in vendita”, sei arresti. Al vertice una dipendente del Ministero

Avevano messo in piedi una vera e propria organizzazione criminale, dedita alla corruzione per il rilascio delle cittadinanze italiane.

L’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma e condotta dagli investigatori del Servizio Polizia Postale ha portato a sei provvedimenti di custodia cautelare in carcere disposti dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Roma.

L’indagine nasce dalla denuncia di Paola Varvazzo, dirigente della Direzione centrale cittadinanza del ministero dell’Interno. A seguito della segnalazione è nata l’operazione “K10”,

Dal nome del codice associato all’applicazione Sicitt per la gestione delle pratiche per la concessione della cittadinanza italiana.

Inoltre, le forze dell’ordine hanno provveduto ad effettuare 19 perquisizioni nei confronti di 19 indagati.

Stando a quanto scoperto durante le indagini, a capo di questa organizzazione c’era una dipendente del Dipartimento libertà civili ed immigrazione, che ufficialmente svolgeva il ruolo di assistente informatico ma che di fatto manovrava l’intero sistema criminale.

La donna è stata già condannata in abbreviato a 4 anni ed 8 mesi di reclusione (con tanto di confisca della somma di 49.000 euro).

I sei destinatari dei provvedimenti di custodia cautelare dovranno rispondere a vario titolo dei reati di “associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, favoreggiamento, detenzione abusiva di codici di accesso a sistema informatico, accesso abusivo al sistema informatico SICITT del Dipartimento libertà civili ed immigrazione del Ministero dell’Interno”.

Proprio il sistema informatico veniva utilizzato per l’istruttoria relativa alle pratiche per la concessione della cittadinanza italiana a firma del Presidente della Repubblica: si parla di oltre 1500 pratiche sospette.

Il sistema si sviluppava in personaggi che andavano alla ricerca di cittadini stranieri che necessitavano di sbrigare pratiche per l’ottenimento della cittadinanza italiana.

Queste figure si interfacciavano poi con dei “responsabili” che avevano contatti diretti con la dipendente del Ministero, il tutto mantenendo sempre lo strettissimo riserbo.

Era poi la stessa dipendente ad intervenire direttamente sul sistema informatico gestionale delle procedure istruttorie, riuscendo a sanare irregolarità anche piuttosto gravi dietro lauto compenso (complessivamente sono state sequestrate 135.000 euro, ndr).

operazione k10

Grazie alle sue manovre truffaldine, l’iter per la concessione della cittadinanza italiana si concludeva positivamente.

Sono già stati firmati dal Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell’Interno, i primi decreti di revoca dello status di cittadino italiano per tutti coloro che avevano usufruito di questo sistema criminale.

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