Chiusura ex hotel ora centro d’accoglienza, il titolare: “Prima gli italiani? Noi costretti a emigrare”

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E’ su tutte le furie Giulio Salvi, il titolare dell’ex hotel Bellevue in Valtellina costretto a chiudere la struttura che nel tempo era stata destinata a centro d’accoglienza e accoglieva molti migranti.

L’edificio, che si trova a Cosio Valtellino, un comune di 5000 abitanti in provincia di Sondrio, presto dovrà chiudere i battenti in seguito alle stringenti norme previste dal decreto sicurezza, fortemente voluto dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e recentemente approvato in Parlamento.

Proprio il responsabile del Viminale aveva espresso tutta la sua soddisfazione per la chiusura dell’ex hotel Bellevue.

Un’esultanza che non è andata affatto giù al titolare dell’ex albergo, che ha attaccato frontalmente il vicepremier del governo Conte e leader della Lega.

Intervistato dal portale Online-News, Salvi afferma che il “prima gli italiani” di Salvini è solo un vuoto slogan.

“Lui ripete spesso che si deve pensare ‘prima agli italiani’. Quelli che, come imprenditore, dovrò lasciare a casa senza lavoro sono otto, oltre a mio genero che è pachistano – spiega Giulio Salvi – Senza contare, inoltre, che non darò più lavoro a chi mi fornisce i generi alimentari o mi assicura dall’esterno alcuni servizi. Se questo è pensare agli italiani…Ma a noi valtellinesi che siamo la ‘razza bruna’ non pensa?”.

Dato che Salvini è spesso di passaggio in Valtellina, Giulio Salvi chiede al ministro dell’Interno di recarsi di persona per capire meglio la problematica.

Molti miei colleghi sono stanchi della situazione, vorrebbero chiudere, ma non possono farlo per le esposizioni con le banche. Io ho cercato di fare sempre con onestà il mio lavoro di albergatore e, il 21 marzo 2014, quando ho iniziato ad accogliere i richiedenti asilo l’ho fatto su specifica richiesta delle autorità locali – prosegue il titolare dell’ex hotel – Adesso chiudo perché la mia domanda di continuare non è stata accolta nel bando della Prefettura di Sondrio e i dipendenti della ‘razza bruno alpina’ saranno costretti a perdere il lavoro e io, a 61 anni, a reinventarmi un’attività per mandare avanti la famiglia“.

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