Caso Riace, il Viminale precisa: “Nessun trasferimento obbligatorio”

Nessun migrante di Riace verrà trasferito.

Dopo l’arresto di Domenico Lucano, il sindaco che ha ridato vita al paese calabrese con le sue politiche pro-migranti, il governo Conte ha già fatto sapere che il modello Riace verrà definitivamente accantonato, e in molti avevano temuto di essere spostati verso altre sedi.

In realtà, fa sapere il Viminale, i migranti si muoveranno solo su base volontaria: è così che funziona, infatti, quando un progetto Sprar chiude, vuoi perchè terminato o vuoi per revoca da parte del ministero degli Interni.

A questo punto, i migranti di Riace hanno due possibilità: possono restare nel paese calabrese senza più beneficiare del sistema di accoglienza, o in alternativa possono chiedere di essere trasferiti in un altro progetto Sprar della zona, sempre tenendo conto delle disponibilità.

Pertanto non si tratterà di uno spostamento obbligatorio, come paventato in un primo momento. Il comune di Riace ha 60 giorni di tempo per fornire la documentazione finanziaria sui migranti che beneficiavano dell’accoglienza, sia che queste persone decidano di essere trasferite sia che restino nel comune calabrese.

Intanto infuria la polemica politica. La decisione di Matteo Salvini ha scatenato un’ondata di reazioni, specialmente da parte dell’opposizione “da sinistra” al governo Conte.

Il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, si era espresso con parole dure contro il presunto trasferimento obbligatorio dei migranti, chiedendo a Salvini di rivedere le sue posizioni sul modello Riace.

Il ministro dell’Interno, dal canto suo, tira dritto e non retrocede di un centimetro, affermando che “chi ha sbagliato, deve pagare“.

“Non si possono tollerare irregolarità nell’uso di fondi pubblici, nemmeno se c’è la scusa di spenderli per gli immigrati”, ha ribadito il vicepremier dell’esecutivo gialloverde.

Inoltre, il Viminale ha tenuto a precisare che la convenzione del ministero con Anci, l’approvazione del progetto Sprar a Riace e i primi stop ai finanziamenti per presunte irregolarità si riferiscono a gestioni precedenti all’arrivo di Matteo Salvini al ministero dell’Interno.

 

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